Dipartimento - Studi Dossettiani
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New! Il Partigiano Dossetti: il pacifista che ha fatto la Resistenza

Nell’itinerario spirituale, civile e politico di Giuseppe Dossetti, la scelta della partecipazione attiva alla Resistenza contro il nazi-fascismo rappresenta un momento cruciale.
La Resistenza ha posto ai cattolici un dilemma che è relativo alla violenza, cioè al fatto che in una determinata situazione storica anche il cristiano debba prendere posizione di fronte alla possibilità di una lotta armata contro un’ingiustizia palese e soverchiante, con la sua inevitabile conseguenza: lo spargimento del sangue, l’uccisione di un altro essere umano, ancorché “nemico”.
Nel caso della Resistenza in Italia, tale dilemma si è posto con particolare intensità anche per l’atteggiamento delle gerarchie vaticane, molto prudenti e persino diffidenti verso il fenomeno partigiano, sia per le imnnegabili connivenze verso il regime fascista, sia per la paura di una vittoria dei comunisti, cui il movimento partigiano veniva in qualche modo equiparato. Giuseppe Dossetti conosceva bene questo mondo, dall’interno: egli era stato tra gli allievi di padre Agostino Gemelli, il carismatico fondatore dell’Università Cattolica ma anche spregiudicato propugnatore di un “uso” del regime fascista come strumento per una integrale egemonia culturale cattolica
La scelta di Dossetti, maturata già da prima del crollo del regime, è senza compromessi a fianco gli oppressi ed i perseguitati e sostanzialmente non violenta. Secondo Dossetti, il credente deve tenersi lontano dalla lotta fratricida violenta, ma non certo stare alla finestra. Al contrario, deve dedicarsi, con i rischi che ciò comporta, ad operare la carità e l’amore fraterno verso i perseguitati e coloro che soffrono in conseguenza della lotta.
Giuseppe è il pacifista che ha fatto la Resistenza. E non è stato certo una figura di secondo piano. Nel dicembre del 1943 entra, come rappresentante della Democrazia Cristiana, nel Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) della provincia di Reggio Emilia, e presto ne diviene il presidente. Reggio è la terra ove è cresciuto ed una delle zone d’Italia in cui più forte è il movimento della Resistenza. Il partigiano Dossetti assume il nome di battaglia di "Benigno". Dopo una lunga fase di attività clandestina in città alla fine del febbraio 1945 Dossetti si porta in montagna in una zona controllata dai partigiani e il 25 Aprile rientra con le colonne partigiane che liberano Reggio, dove viene riconfermato presidente del C.L.N.
Ma nonostante questo ruolo di primo piano, “Benigno” durante la resistenza, non ha mai avuto un’arma. Tuttavia, ciò non lo solleva dalla piena consapevolezza di una responsabilità morale, come dirigente partigiano, in una resistenza che comunque è armata. Pur con modalità derivate dalla propria coscienza di credente e su cui non intende transigere, “Benigno” condivide un percorso ed una meta con persone (comunisti, azionisti..) molto diverse da lui.
Scrive Giuseppe Dossetti In uno degli scritti politici di quel drammatico periodo:
"Non chiediamo ai sacerdoti di parteggiare per noi e di diventare in qualche modo i nostri strumenti organizzativi e i nostri propagandisti, soltanto desideriamo che fra le due attività, quella politica, esclusiva del partito, e quella spirituale, propria della gerarchia e delle organizzazioni operanti nel mondo ecclesiastico e nelle organizzazioni operanti alle sue dirette dipendenze, si stabilisca tuttavia una certa coordinazione e una certa concordanza di scopi in vista dello scopo che alla fine è comune, ossia la ricostruzione morale, prima ancora che economica e politica della nazione".

Questa frase illustra bene l’inizio della dialettica che si riproporrà con forme sempre diverse nella vicenda di Giuseppe Dossetti, a partire dalla Resistenza sino alla battaglia per la Costituzione repubblicana purtroppo interrotta dalla sua morte: la dialettica fra la forza della convinzione del credente e la necessità ineludibile di non tirarsi indietro, di mettersi in gioco, di stare da una parte, di assumersi le proprie responsabilità personali, di dare un contributo alla vicenda di tutti.


Roma,  12.12.2002

DEVOLUTION O PATRIOTTISMO DELLA COSTITUZIONE?

Claudio Giustozzi Con l’approvazione al Senato del DDL sulla Devolution, ha inizio un’ampia riforma federal-presidenzialista del nostro ordinamento attuata con una strategia di modifica della Carta Costituzionale a colpi di maggioranza.

Sono questi gli esiti ultimi di una lunga transizione caratterizzata dal prevalere del neo-populismo-presidenzialista del tutto estraneo alla nostra Carta Costituzionale.

Già nel 1995, Giuseppe Dossetti parlando a Napoli metteva in guardia, del tutto inascoltato, su i pericoli che si addensavano sull’Italia. Si tratta di un’analisi dettagliata che mantiene inalterata la sua attualità. Vi si legge come: “…occorre rifiutare la tesi che una sostanziale modifica della Costituzione sia già avvenuta automaticamente con la sola adozione del sistema elettorale maggioritario”.

Riguardo al cambiamento che inizia oggi il suo iter attuativo Dossetti metteva in guardia nei confronti di “un federalismo tendenzialmente secessionista e comunque sempre mirato sull’interesse, grettamente concepito, della Padania, a scapito di tutto il Centro Sud”.

Esortava poi a non lasciarsi influenzare da seduttori fin troppo palesemente interessati, non a cambiare la Costituzione, ma a rifiutare ogni regola”.

Concludendo, invitava tutti ad “un sano, forte, diffuso Patriottismo della Costituzione” che soltanto “può essere una luce orientatrice e una forza aggregante, capace, concorrendo altri fattori, di vivificare una nuova intesa fra tutte le componenti tradizionali del nostro popolo, e di stimolare e presiedere a una ripresa collettiva che non ci faccia perdere, forse per sempre, l’ora della storia”.

SIAMO ANCORA IN TEMPO A RACCOGLIERE L’INVITO DI GIUSEPPE DOSSETTI

COSA SIGNIFICA OGGI ESSERE DOSSETTIANI

Dr. Claudio Giustozzi

La nostra pretesa

Avere la pretesa di raccogliere l’insegnamento di Giuseppe Dossetti e continuarne l’impegno civico, costituisce oggi un progetto forse al di sopra delle nostre possibilità.

Tale progetto consiste prima di tutto in iniziative concrete di tutela della persona umana, non più soltanto con la proclamazione dei diritti universalmente riconosciuti, ma nella verifica dal basso, nella quotidianità, del grado di attuazione dei medesimi nei confronti di coloro che non hanno voce, i più deboli come i malati, gli emarginati, gli ultimi, i poveri che sono oggi una moltitudine crescente.

L’insegnamento di una vita

Cogliere l’insegnamento di Giuseppe Dossetti significa in primo luogo far riferimento alla sua vicenda umana, ricca di momenti forti e permeata da una profonda ed elevata spiritualità.

Egli fu, nell’arco della sua lunga esistenza, il combattente per la libertà e l’edificatore della civitas humana assieme a Giuseppe Lazzati, Giorgio La Pira e molti altri; deputato alla Costituente, elaborò con grande impegno l’assetto personalista e comunitario della Carta, ritiratosi poi dalla vita politica, si fece monaco ma non esitò, in tarda età, a tornare all’impegno politico in difesa della carta costituzionale, quando questa gli parve minacciata da cambiamenti attuati senza riforme, quasi si volessero eludere i principi fondamentali da cui nacque la Repubblica.

Dossetti temeva quello che poi è accaduto con l’introduzione di elementi di democrazia diretta plebiscitaria: la rottura dell’equilibrio fra i poteri dello Stato, con il prevalere del potere esecutivo a scapito del legislativo e del giudiziario.

La sua intuizione oggi è cronaca politica quotidiana: inoltre dopo otto anni circa dall’introduzione del maggioritario e di un presidenzialismo di fatto relativo al ruolo del Primo Ministro, si è ben lontani da un accordo fra gli schieramenti, atto a modificare la seconda parte della Costituzione.

Bisogna quindi impegnarsi per contrastare la democrazia diretta e plebiscitaria, che è estranea allo spirito ed alla lettera della nostra carta costituzionale, senza rinunciare alle riforme possibili. La situazione qui sommariamente descritta è causa di una  crisi di legittimità, mentre lo scontro politico è continuo, come si suole dire; muro contro muro, aggravato da un persistente conflitto di interessi che riguarda alcuni membri del nuovo governo.

Demagogia, populismo, darwinismo sociale, caratterizzano le nuove leadership politiche di governo; si riducono in modo preoccupante i valori condivisi, mentre la partecipazione dei cittadini alla vita della Repubblica diminuisce di continuo, come dimostra l’astensionismo elettorale.

Il quadro politico è preoccupante anche per possibili provvedimenti di governo che tendono a ridurre i diritti costituzionalmente sanciti e deregolamentare il lavoro.

L’Associazione Culturale Giuseppe Dossetti – I valori
L’Associazione si pone come laboratorio culturale aperto, al fine di elaborare strategie atte ad affrontare i numerosi problemi qui indicati ed esposti in estrema sintesi.

Per quanto attiene alla tutela dei diritti, è attivo a Roma lo sportello gratuito nella sede di via Giulio Salvatori, 16 – 16 A, tel. 06/3389120 – 347/3778006 – fax 06/30603259 – e-mail: segreteria@dossetti.it, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Permanente di Tutela dei Diritti del Cittadino.

Sono allo studio altre iniziative finalizzate a costruire comunità aperte e solidali atte a vincere l’egoismo e l’indifferenza, oggi molto diffusa, come pure l’isolamento sociale di moltitudini impaurite dopo i tragici eventi dell’11 Settembre.

Ultimo in ordine cronologico, ma primo in ordine di importanza, è l’impegno per la pace e per la fine del nuovo tipo di guerra che pone gli inermi in prima linea: una guerra combattuta attaccando inermi civili, ma anche diffondendo paure devastanti quanto gli stessi ordigni bellici.